Roma, 26 giugno 2025
AL SIGNOR CAPO DELLA POLIZIA
Direttore Generale della Pubblica Sicurezza
Prefetto Vittorio Pisani
OGGETTO: “Disastro sistemico”? Chi ha responsabilità istituzionali ne tragga le dovute conseguenze.
Egregio Signor Capo della Polizia,
prendiamo ancora atto, con stupore, di come l’Amministrazione si stia destreggiando in merito al tragico
caso di Villa Pamphili.
In una trasmissione televisiva si è arrivati ad affermare che: “Questa vicenda ha i connotati di un disastro sistemico, in cui l’epilogo drammatico arriva alla fine di una serie di mancati interventi rispetto a questa persona, che partono dal suo Paese, dalla sua famiglia, dal suo contesto sociale” ed è stata annunciata l’intenzione di incontrare gli agenti che hanno effettuato nel centro di Roma i controlli sul presunto autore degli esecrabili crimini della verosimile moglie e della piccola figlia, per “comprendere i processi cognitivi che hanno portato a queste decisioni operative, che vanno analizzate a fondo affinché possano essere forniti strumenti migliori per affrontare situazioni simili.”
Ci sorprende non poco apprendere che, a distanza di ben otto giorni dalla pubblicazione dell’inchiesta giornalistica che coinvolge dieci colleghi – impegnati a vario titolo nei controlli precedenti ai fatti di Villa Pamphili – solo ora, dopo averlo annunciato in diretta televisiva, l’Amministrazione abbia deciso di incontrarli. Nessuno, fino a questo momento, ha ritenuto necessario ascoltare le loro voci.
Un silenzio assordante, inaccettabile quanto il fatto che sempre dai giornali si è appreso della volontà del Dipartimento di aprire una inchiesta nei loro riguardi.
Riteniamo inoltre che definire la vicenda come un “disastro sistemico” sia un’espressione impropria e fuorviante. Una tale generalizzazione rischia di oscurare l’instancabile impegno e la professionalità di migliaia di poliziotte e poliziotti che, ogni giorno, operano con dedizione per garantire la sicurezza della città e delle sue istituzioni.
Esporre l’intero apparato della sicurezza all’opinione pubblica in questi termini non solo è ingeneroso, ma pericolosamente semplicistico. Trasformare eventuali responsabilità individuali – ancora tutte da accertare – in un atto d’accusa verso l’intero sistema equivale a compiere un’operazione retorica scorretta, irrispettosa e dannosa.
La Questura di Roma, con tutte le sue articolazioni (Divisioni, Commissariati, etc.), e gli Uffici delle Specialità, rappresentano da sempre un punto di riferimento per l’efficienza e l’eccellenza operativa nel panorama della sicurezza nazionale. Non possiamo dimenticare come, solo pochi mesi fa, gli stessi uffici venissero pubblicamente elogiati per la gestione di delicate operazioni di rilievo internazionale.
È inaccettabile che, quando le cose funzionano, ci si presenti in televisione per rivendicarne il successo, mentre nei momenti di difficoltà si cerchi rapidamente un capro espiatorio, spesso individuato nell’anello più debole della catena. Pare di vivere quella barzelletta che raccontava dell’avvocato che quando perdeva le cause le riferiva al cliente con “hai perso” e quando le vinceva usava il plurale “abbiamo vinto”.
Signor Capo della Polizia, se davvero si ritiene che ci si trovi davanti a un “disastro sistemico”, allora è giusto che chi ha maggiori responsabilità si assuma anche il peso delle conseguenze.
In ogni organizzazione seria, quando si manifesta una crisi profonda, non si scarica la colpa sugli operai: a farsi da parte, in quei casi, è l’amministratore delegato. La Polizia di Stato è una cosa seria fatta di dedizione, sacrifici, lacrime e sangue dei nostri colleghi!
Distinti saluti.
Il Segretario Generale del COISP
Domenico Pianese